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I Film



CANNES 2016: Fiore
di Claudio Giovannesi, con Daphne Scoccia, Josciua Algeri, Valerio Mastandrea, Laura Vasiliu.
ITALIA 2016

Dopo alcuni lavori ancora un po’ troppo “scolastici”, Claudio Giovannesi abbandona ogni genere di gratuita leziosità e ci racconta una storia che per semplicità e autenticità – i due protagonisti sono degli attori non professionisti – ha indotto certa stampa internazionale a (ri)parlare di Neorealismo. Generi a parte, “Fiore” è comunque un film bellissimo, fresco e pulito, in grado di riconciliarci rispetto a certe appiccicosità del moderno cinema italiano, soprattutto quello della commedia.

Inserita nella Quinzaine des réalisateurs, la pellicola racconta – con una regia altrettanto fresca e pulita – la storia d’amore fra due adolescenti all’interno di un carcere minorile: lei è una ladruncola da metrò che ha “imparato” dal padre (un ispiratissimo Valerio Mastandrea, fragile e tenero), lui uno che prova a fare il bulletto violento senza però esserlo. Come Romeo e Giulietta si lanciano occhiate quasi fossero messaggi, e poi ci sono degli incontri, e poi delle chiacchiere: il problema sta solo nel personale del carcere che, non conoscendo l’amore, non può capirli, e poi nel mondo fuori che li aspetta a braccia ben poco aperte. Infrangere (ancora una volta) le regole sembra essere la loro unica ancora di salvezza, quasi come il burrone di Thelma & Louise.

“Fiore” è una meravigliosa insalata mista con rughetta appena colta che – oltre alle “croccanti piccantezze” della rughetta che bene rappresentano la vita che “urla” dentro questi due ragazzi – mette in scena un campionario di fresche amarezze. Fortuna che su questa insalata, insieme alla fluida grassezza di un bell’olio di oliva, anche lui amaro e un po’ piccante, c’è pure qualche fragola che ci restituisce tutta l’acida dolcezza del loro amore tanto grande, quanto difficile, e anche una spruzzata di crema di aceto balsamico in grado di amplificare queste due note gustative.

Marco Lombardi


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