I Film
A Roma con amore
di Woody Allen, con Roberto Benigni, Penelope Cruz, Woody Allen, Alec Baldwin, Jesse Eisenberg (USA - Italia 2012)
uscita in Italia: 20 aprile 2012
Sono in molti a dire che il Woody Allen di una volta non c’è più, e molti altri a dire – in fondo senza incappare in alcuna contraddizione – che è semplicemente cambiato, perdendo certi arzigogoli di pensiero a favore di una certa leggerezza, pur sempre strutturata. Gli ultimi suoi film sembrano a volte (anche) degli “spottoni” alle principali città europee, e in fondo un po’ lo sono, ma poi ti esce un “Midnight in Paris” che rispolvera il meglio della sua sarcastica (e divertita) ironia che tutti ritornano ad essere d’accordo sul fatto che Woody Allen è sempre Woody Allen.
Dopo la Barcellona di “Vicky, Cristina…” è venuto il turno di Roma, la cui storia non poteva non parlare d’amore, vista la fama romantica della città eterna, tant’è che questo suo ultimo film – “A Roma con amore” – è tutto un intreccio di vicende sentimentali – passate e presenti, romantiche ed erotiche, rievocate o forse non rievocate – che si snodano con tortuosa freschezza, come se percorressero le vie – quasi mai rette, quasi sempre piacevoli e intriganti – di Roma. Molte situazioni “all’italiana” sono piuttosto retoriche, anche se smaccatamente (cioè volutamente) retoriche, ma poi ci sono almeno un paio di idee – una su tutte, quella del tenore che si esibisce sotto la doccia, a teatro – che sono tanto semplici, quanto geniali. E poi – soprattutto – c’è di nuovo lui, Woody Allen, che – come sempre è successo, quando s’è calato nei panni dell’attore – riesce a farcire di profumi e sapori il personaggio, e di lì tutto il film. Film che da solo sarebbe solo (solo?) un piatto di spaghetti alla carbonara: per la sua cremosità popolare, appena interrotta dalla croccantezza del guanciale e della pasta rigorosamente al dente. Però, visto che le eresie (tanto gastronomiche, quanto cinematografiche) sono all’ordine del giorno, spesso migliorando le ricette/le storie di partenza, il film finisce per essere un piatto di spaghetti alla carbonara cui è stata aggiunta una spezia, il cardamomo nero. Il suo colore, infatti, si confonde con quello del pepe, proprio come fa Allen mimetizzandosi fra le pieghe della sceneggiatura; la sua amara astringenza, poi, che sa pure di menta, è simile al suo modo di recitare: caustico e trattenuto, eppure fresco e fluido. Così da far sembrare le cremosità del film quasi gassose, se non seduttivamente eteree.
Marco Lombardi