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RACCONTO CINEGUSTOLOGICO DELLA CENA DEL 28 APRILE 2011 DA DON ALFONSO, A SANT’AGATA SUI DUE GOLFI, CON GLI STUDENTI DEL LABORATORIO DI “FOOD EDITING” (SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE, SUOR ORSOLA BENINCASA, NAPOLI) E DEL MASTER GAMBERO ROSSO/UNISOB


Gelato di coniglio, caviale Oscietra ed asparagi con salsa vegetale e tuorlo d'uovo biologico
A Sant’Agata sui due golfi, un’incantevole cittadina della penisola sorrentina, grazie alla fantasia di Alfonso Iaccarino ho potuto gustare dei piatti unici e indimenticabili: visivamente spettacolari, piacevoli da annusare, deliziosi per il palato. L’antipasto di gelato di coniglio con caviale Oscietra, asparagi e tuorlo d'uovo, il primo di una fantastica sequenza, se visivamente si presentava come molto elegante e leggero, di fatto nel suo essere “un gelato di carne” s’è rivelato del tutto sperimentale, così facendomi pensare a qualcosa di irreale, ad esempio alle atmosfere fantastiche di Tim Burton dove l’impossibile diventa possibile. In particolare il selvatico del coniglio insieme al caviale, la croccantezza della sfoglia e il gusto fresco degli asparagi m'hanno ricordato “Alice in Wonderland” dove il personaggio di Alice fugge dalla realtà bigotta ed omologata in cui vive per ritrovarsi in un posto magico e incantato! Come Alice pensa che Wonderland sia solo un prodotto della sua mente, ma alla fine scopre che è semplicemente realtà, anche Don Alfonso ha reso possibile l’impossibile servendo come antipasto un gelato di selvaggina, e accostandolo pure al caviale, così mettendo insieme due universi antitetici quali la terra e il mare. Inoltre Wonderland, abitata com’è da tante creature strane, è “selvatica” proprio come quel gelato, e il trionfo di sapori diversi insito nel piatto è paragonabile al trionfo di Alice! Per questo credo che come la protagonista del film sconfiggerà il Ciciarampa, ritrovando se stessa, Don Alfonso convincerà tutti con questo suo nuovissimo piatto.

Tiziana Simonelli

 


I nudi di ricotta in ristretto di cappone di mare con infusione di verbena odorosa
E' spettacolare vedere come, mangiando una qualsiasi pietanza, essa possa rievocare un mondo di sensazioni, profumi e consistenze tattili, a patto che ci si faccia trasportare dai sensi. Così, assaporando uno dei piatti più famosi dello chef Alfonso Iaccarino, I nudi di ricotta in ristretto di cappone di mare con infusione di verbena odorosa, la prima sensazione che ho avuto è stata quella di un'ambientazione irreale, lugubre e magica allo stesso tempo, proprio come quella de "La sposa cadavere", il bellissimo film d'animazione di Tim Burton che racconta le vicende di Victor, figlio di una ricca famiglia, che deve sposare Victoria, che proviene invece da una famiglia nobile e decaduta. Purtroppo Victor infilerà accidentalmente l'anello di nozze nel dito di una sposina assassinata e sepolta con l'abito nuziale, determinando un vortice di fraintendimenti nel mondo ultraterreno ed in quello dei vivi: se da una parte, nel mondo dei vivi, predominano i colori cupi dell'ambientazione gotico-vittoriana, dove gli edifici tendono all'impotenza e le ombre surclassano le luci, dall'altra, negli inferi, abbondano i colori, con gli scheletri che ballano e cantano gioiosamente. Nel fantastico piatto del grande chef Alfonso Iaccarino si nasconde lo stesso tipo di ossimoro: se a vederli, in quanto "nudi", i ravioli richiamano l'idea astratta dello scheletro, che viene poi accentuata dalla loro essenzialità cromatica (il bianco della pasta e il verde della verbena odorosa), la morbidezza - data dalla cremosità della ricotta – comunica un'idea di piacevolezza e divertimento, talora anche di commozione, che corrisponde al mondo dei morti tratteggiato da Tim Burton, "più vivo dei vivi". Non solo: il retrogusto acidulo della ricotta mette in luce le logiche materialistiche che purtroppo ispirano il mondo dei vivi …

Elena Paoletti

 


Ravioli acqua e farina con caciotta e maggiorana fresca, pomodorini vesuviani e salsa di mozzarella
Ospitata dal famoso chef campano Alfonso Iaccarino in uno dei posti più suggestivi della penisola sorrentina, ho  avuto modo di degustare una cena prelibata, scoprendo un personalissimo food-style dove l’intreccio della cucina tradizionale con una più ricercata dà vita a un vero e proprio concept-food capace d’elevarsi rispetto alla sempre più diffusa massificazione della “tavola”. Il piatto in cui ho maggiormente riscontrato questo approccio polisensoriale, classico e “nuovo” allo stesso tempo, sono stati i ravioli acqua e farina con caciotta, maggiorana fresca, pomodorini del Vesuvio e salsa di mozzarella che da un lato rivisitano la classicissima “caprese”, dall’altro, accentuandone la morbidezza e la tavolozza cromatica, danno l’idea del nuovo. In particolare i colori, perché quegli accesi “Bianco, Rosso e Verdone” m’hanno fatto pensare all’omonimo film di Carlo Verdone, e di lì alla commedia all’italiana degli anni ’90: in parte morbida e dolce, ma anche con delle forte note di acido, date da quei pomodorini freschi. Proprio come i vari personaggi interpretati nel film da Verdone che sono portatori allo stesso tempo di alcuni tratti di “classicità popolare” (la famiglia, la politica, e pure il calcio), ma pure altri inerenti una più controversa contemporaneità, in particolare giovanile. Inoltre i tre ingredienti (il basilico, i pomodorini, la mozzarella) s’intrecciano nel piatto proprio come le tre storie all’interno del film, nonostante siano diversi per colori, consistenze, sapori e profumi. Insomma, sembra quasi che Verdone sia andato a cena da Don Alfonso prima di girare questo film!

Gessica Gallo

 


Potiche






Faraona di campo ripiena di fegato d'oca al curry con purea di patate allo zafferano, pomodoro piccante, salsa verde alle acciughe e spaghetti soffiati
Un misto di gusti.  Un misto di colori. Una faraona ripiena d’oca al curry, ecco come Alfonso Iaccarino esprime la sua fantasia riportandomi in uno scenario lontano che a me ricorda quello indiano del film-premio Oscar “The Millionaire”, diretto da Danny Boyle, dove il protagonista, attraverso una serie di ricordi, riesce a superare lo squallore e il degrado delle baraccopoli indiane facendo partecipe lo spettatore delle sue vicende drammatiche, così come della sua “scalata”. Il film ci presenta un binomio: da un lato una cultura ricchissima e “speziata”, dall’altro una povertà che genera il bisogno di riscatto sociale.  Lo stesso binomio è presente nel piatto di Don Alfonso, con la faraona – una carne magra ricca di proteine, come pure di “aromaticità” -  che simboleggia la ricchezza culturale dell’India, mentre i molti grassi contenuti nel fegato d’oca sono la ricchezza economica che il protagonista raggiungerà grazie al gioco e grazie alle sue esperienze di vita, che gli permetteranno di rispondere correttamente alle domande del quiz. Poi, ad accentuare queste sensazioni, intervengono la  purea di patate allo zafferano – che richiama il giallo del curry –  e anche il pomodoro piccante e la salsa verde alle acciughe.  Realtà, povertà e ricchezza, ecco il nesso cinegustologico fra questo piatto ricco di sapori “estremi” – salsette comprese – e “The millionaire”,  il tutto all’interno di una “gabbia virtuale”  (gli spaghetti soffiati) che esprime il bisogno di un riscatto. 

Alexandra Campanile

 


Crema di limoni biologici con yogurt
Fra i vari i piatti serviti nella splendida  cena offerta da Alfonso Iaccarino quello che ha risvegliato maggiormente i miei sensi è stata la Crema di limoni biologici con yogurt. Questo splendido dessert m’ha fatto pensare al film “C’è posta per te”, con Tom Hanks e Meg Ryan, in quanto gli ingredienti usati richiamano la conflittualità insita nei due protagonisti. Se incontrandosi in una chat-room, infatti, diventano anonimamente amici, nella vita reale, invece, lavorando come concorrenti in due librerie limitrofe, oltretutto con due diverse filosofie di vendita, sono quasi costretti a non sopportarsi. Le cose però cambieranno quando, sempre nella vita reale,  capiranno di essere le stesse persone che si amano in chat. Perché pensare a questa storia? L’associazione piatto-film nasce dal fatto che il limone ripieno diventa simbolo dell’Amore, cioè il luogo che fa incontrare due persone e quasi le “costringe” a conoscersi per davvero, al di là delle convenzioni lavorative e sociali, e questo all’interno di un mix che mette insieme gli aspetti acidi del loro rapporto fino a trasformarli in qualcosa di dolce e cremoso che va assaporato tutto, fino alla fine. Unendo la realtà alla fantasia.

Nunzia Sirigatti