I Vini
Pignoletto spumante
Cleto Chiarli
Luglio 2016
In tempi di crisi può sembrare una retorica (e ipocrita) furberia quella di dire che le cose che costano poco a volte sono migliori di quelle che costano tanto; eppure, anche in tempi di crisi, questo può succedere.
È con il mero spirito del risparmio a qualità (e salute) sicura che qualche giorno fa ho comprato in un grandissimo supermercato questa bollicina di Cleto Chiarli, un produttore che già conoscevo per i suoi ottimi Lambruschi. Mi ero detto che volevo un vino facile, di quelli che non ti obbligano a pensare troppo anche a costo di finire in zone pre-industriali, e così ho preso questo Pignoletto spumantizzato che già avevo assaggiato a Vinitaly 2015 in mezzo a mille altri vini. Dopo un timido approccio mi sono versato un secondo calice, e poi un terzo, e poi ancora un quarto (e non si trattava di bicchieri diversi, bensì dello stesso che svuotavo a tempo di record); i seri sommelier avrebbero detto che si trattava di un vino beverino, io invece i vini così li definisco “quelli da mettersi in vena”: meravigliosi! Un’aromaticità floreale e caramellosa si univa a una consistenza vellutata e avvolgente, con l’anidride carbonica che ti abbracciava elegantemente il palato invece di aggredirtelo a suon di bolle grosse e acidissime. Morale, la bottiglia me la sono finita da solo.
Alla fine non ero nemmeno ubriaco! grazie al contenuto tasso alcolico del vino. Quindi nessuno potrà pensare che la mia associazione cinegustologica sia stata frutto di una sbronza… e che il fatto di aver subito pensato alla commedia sexy all’italiana corrispondesse a un “sentire” alterato. È la consistenza ad avermi convinto, perché la morbida e avvolgente gentilezza di quelle bolle mi ha fatto pensare alle “morbidezze” delle tante attrici della commedia sexy all’italiana, da Edwige Fenech a Gloria Guida, mentre quella seducente aromaticità caramellosa, semplice senza essere banale, mi ha fatto pensare a quel tanto bistrattato (sotto)genere cinematografico che alla fine è riuscito (sociologicamente e antropologicamente) a dire molto di più dell’Italia di ieri – ma anche di oggi – rispetto a tanti film pseudo-autoriali di quello stesso periodo.
Marco Lombardi